Cooperativa Atlantide

Joy De Vito: Da Cortale a Firenze passando per OrCheStrana

Catanzaro Jazz Fest: Sei nato a Cortale, paese dalla grande tradizione musicale e artistica dove hai mosso i primi passi, hai spaziato dal rock, al blues, alla musica popolare, alla classica, al jazz; da diversi anni vivi a Firenze e oggi ritorni in Calabria per il Catanzaro Jazz Fest. Un gradito ritorno dopo l’esperienza di OrCheStrana, la produzione musicale e teatrale del festival dedicata anche agli abusi sui minori su un testo di Giacomo Carbone, che ti ha visto tra i protagonisti dell’Orchestra giovanile di Musica Improvvisata diretta dal M° Nicola Pisani. Possiamo considerarti un “figlio” del festival? Quanto ha inciso quell’esperienza giovanile sulla tua formazione e sulla tua carriera
Joy De Vito: E’ davvero un grande onore essere considerato figlio del mio primo festival jazz! Ed è difficile spiegare quanto il CJF sia stato importante per la mia formazione e per le mie scelte artistiche. Anzitutto voglio sottolineare il fatto che nel 1997, anno della prima edizione del CJF, avevo compiuto da poco 16 anni, pensa. Grazie alla passione di mia madre per il jazz mi sono ritrovato in un palchetto del Teatro Masciari ad ascoltare un concerto che per me fu sconvolgente: Bill Frisell e Joey Baron, due musicisti che seguo ancora con passione ed entusiasmo. Per non parlare delle edizioni successive! Non potrò mai dimenticare i concerti di Brad Meldhau, Kurt Rosenwinkel, Bob Berg, David Kikosky, solo per citarne alcuni. L’ingaggio in OrCheStrana, avvenuto qualche anno dopo, mi ha dato l’opportunità di vivere finalmente la musica da professionista. Ricordo con gioia tutte le prove fatte, lo studio e l’impegno di ogni musicista per fare in modo che tutto riuscisse al meglio, e poi la gestione del palco, il sound check, l’emozione unica dell’attimo prima di cominciare il concerto. Eravamo tutti giovanissimi ma ci sentivamo molto responsabili e grati nei confronti del Catanzaro Jazz Fest e di Atlantide (Francesco e Roberta) e di Nicola. Quell’esperienza è stata fondamentale, ho imparato molto e ne faccio ancora tesoro ogni volta che salgo su un palco. 
CJF: Cosa ha significato per te lasciare la Calabria e cosa significa oggi tornare?
Joy De Vito: Vorrei rispondere a questa domanda citandoti un intellettuale anonimo del XIII secolo. Non ricordo esattamente le parole ma il senso è pressapoco questo: “Colui che prova nostalgia per la propria terra non è che un tenero principiante; colui per il quale ogni luogo è come la propria terra è già un uomo forte; perfetto, però, è colui per il quale ogni terra è una terra straniera”. Quando sono andato via avevo poco più di vent’anni, e nonostante fossi molto curioso di scoprire cose nuove, sentivo nostalgia per la Calabria. Nel giro di pochi mesi, però, mi sono riscoperto un uomo nuovo ed ho cominciato a sentirmi a casa un po’ dovunque. Non ho vissuto solo a Firenze, sono stato per diversi mesi anche a New York e a Parigi, senza contare il fatto che sono spesso all’estero per concerti o semplicemente per il gusto di viaggiare. Oggi, alla soglia dei 40 anni, mi ritrovo rinnovato ancora una volta: meravigliato di tutto quello che vedo, incuriosito anche di un semplice modo di dire che non conoscevo ancora, o di un metodo per cucinare un certo alimento, che sia del mio vicino di casa o di un abitante dell’estremo oriente. Non sono un campanilista, non sbandiero orgogli nazionali, so solo che ogni terra è carica di contraddizioni e bellezze, e che i confini che ci fanno calabresi, o toscani, o greci, o africani, semplicemente non esistono. Così come non ci si può bagnare nelle stesse acque di un fiume che scorre, così io credo che non si possa tornare in uno stesso luogo. Anzitutto perché il luogo stesso cambia ma soprattutto perché cambiamo noi; non ce ne rendiamo conto ma siamo noi stessi un fiume in continuo fluire, siamo in continuo cambiamento, un perenne panta rei umano. Perciò io non torno in Calabria ma vengo anche questa volta come se fosse una prima volta. E sono convinto che il vivere di continue prime volte sia il più grande antidoto alle inevitabili angosce della vita.
CJF: In questo CJF sei nel trio di un mostro sacro, Ares Tavolazzi, un musicista versatile, per decenni grande protagonista della musica italiana di qualità. Qual è la cosa più significativa che pensi di aver imparato da lui?
Joy De Vito: Ares è un musicista straordinario e suonare con lui è un’esperienza che ti cambia la vita. Da lui ho imparato di certo a trattare la musica come un oggetto prezioso e fragilissimo, come qualcosa verso la quale è richiesta una totale onestà ed una appassionata dedizione. 
CJF: A Catanzaro suonerete anche tue composizioni? quale sarà il percorso musicale del concerto?
Joy De Vito: Si, Suoneremo alcune mie composizioni. Si tratta di brani scritti durante lo scorso inverno, in un periodo di profonda riflessione. Sono brani molto minimali e pieni di spazio, suonati badando esclusivamente all’empatia tra i musicisti. Suoneremo anche dei brani di Ares e l’immancabile Monk, in assoluto il mio musicista e compositore jazz preferito. Infine, non mancheranno delle dolcissime ballads che adoro suonare e a cui sono molto legato.

Produzione: Atlantide Soc. coop. a r.l. – Direttore artistico: Francesco Panaro
Info: atlantide@atlantidenews.it – 3405778734 (Francesco Panaro) – 3389595821 (Roberta Giuditta)

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